I nuovi giacimenti faranno deragliare la transizione verde?
Sono passati pochi mesi ma sufficienti per dare purtroppo una prima smentita a quell’obiettivo che piaceva a tutti. Secondo i dati diffusi ieri dal Global Energy Monitor, «lo scorso anno i produttori di petrolio e gas hanno scoperto e dato ok allo sfruttamento dell’equivalente di tutte le riserve di greggio accertate in Europa» ed entro la fine del decennio i valori saranno «quadruplicati».
Possibile? Le risorse alternative viaggiano di pari passo ?
Neanche per sogno ! Gli investimenti in eolico e solare accelerano, ma faticano a tenere il passo necessario per la transizione verde; la produzione di combustibili fossili avanza, nonostante il consenso scientifico sul fatto che lo sviluppo di nuovi giacimenti sia incompatibile con l’obiettivo di frenare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi a fine secolo.
Secondo i dati del rapporto, almeno venti giacimenti di petrolio e gas hanno raggiunto lo stadio finale di autorizzazione nel 2023, sancendo l’estrazione di otto miliardi di barili di petrolio. Entro la fine del decennio, si dovrebbe raggiungere quota 31,2 miliardi di barili, in 64 nuovi giacimenti.
La crisi energetica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina ha dato boost a questa confusione.
Cina e India continuano a spingere sul carbone, la più sporca delle fonti fossili, per soddisfare la loro fame di energia. Questo sebbene nel 2021, l’Agenzia internazionale per l’energia avesse già avvisato che non vi sarebbe stato spazio per nuovi giacimenti di petrolio e gas negli scenari di transizione ecologica coerenti con il tetto di 1,5 gradi. E secondo l’International Institute for Sustainable Development (Iisd), «molteplici modelli climatici ed energetici mostrano che lo sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio e gas è incompatibile» con la lotta al riscaldamento globale. Secondo il percorso di azzeramento delle emissioni nette di CO2, messo a punto dalla Iea, il consumo di petrolio e gas scende rispettivamente del 23% e del 18% entro il 2030 e di oltre il 75% nel 2050, rispetto ai livelli del 2022.
Negli ultimi due anni, sottolinea il Global Energy Monitor, sono invece stati annunciati 50 nuovi progetti Oil&gas e per 45 è stata presa la decisione finale sfruttamento.
Le aziende coinvolte prevedono che alcuni giacimenti saranno operativi entro un anno o due, ma storicamente servono in media undici anni per passare dalla scoperta alla produzione. Se questo trend sarà confermato, molti dei progetti annunciati non entreranno in produzione prima del 2030, mettendo una seria ipoteca sull’obiettivo di ridurre la dipendenza del sistema energetico globale dai combustibili fossili, i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra.
Sud America e Africa sono al centro delle recenti attività di esplorazione, mentre quattro Paesi che fino a poco tempo fa avevano una produzione scarsa o nulla, Cipro, Namibia e Zimbabwe, ora rappresentano oltre un terzo dei volumi che i produttori sperano di sfruttare.
Le cinque maggiori compagnie del settore hanno accumulato profitti per oltre 261 miliardi di euro in due anni, secondo un rapporto di Global Witness.
Intanto, le emissioni di gas serra del settore energetico, anziché scendere, non fanno che aumentare (+1,1% nel 2023 secondo la Iea) e si assottiglia sempre più il carbon budget, vale a dire la quantità di anidride carbonica che si può immettere in atmosfera prima che il global warming infranga il tetto di 1,5 gradi.
E se lo scorso anno è passato agli archivi come il più caldo della storia, il 2024 si candida a batterlo: febbraio 2024 è stato il nono mese consecutivo a superare ogni record per temperature medie di periodo, che negli ultimi 12 mesi sono state di oltre 1,5 gradi più alte rispetto all’era pre-industriale, come rileva l’Osservatorio Ue sul clima, Copernicus.
A questo punto rispondetevi voi alla domanda titolo dell’articolo 😱
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