Contratti, l’inflazione riporta al centro l’aumento
Nei rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro gli aumenti in busta paga bruciano le tappe.
La tendenza ad anticipare la parte più consistente dell’importo è sicuramente uno dei segnali di discontinuità rispetto al passato. In alcuni casi è una risposta al ritardo dei negoziati più in generale è una risposta alla dinamica inflattiva. L’incertezza crea una certa pressione da parte dei sindacati sulle rivendicazioni economiche e sulle loro tempistiche.
Nel passato quando la dinamica inflattiva non aveva raggiunto i recenti livelli, negli accordi prevaleva l’esigenza di diluire gli aumenti spostandoli più verso la fine della vigenza del contratto piuttosto che erogarli verso l’inizio. Si preferiva la gestione con una tantum dagli importi più contenuti, soprattutto se non vi erano grandi periodi di vacanza contrattuale e scostamenti da recuperare dai precedenti rinnovi.
In diversi accordi l’inflazione ha decisamente cambiato questo approccio spostando sulle prime tranches la parte di aumento più significativa prevedendo la loro corresponsione subito e generando una certa attenzione sull’effettivo recupero del potere di acquisto.
Proviamo a fare una carrellata sui vari rinnovi per constatare ciò.
Partiamo dal contratto dei bancari raggiunto a novembre; l’aumento medio di 435 € è stato diluito in quattro tranches ma la prima corrisposta subito nel mese di dicembre è stata di 250 € ovvero il 60% dell’importo complessivo.
L’industria alimentare nel nuovo contratto dei suoi 400.000 addetti ha stabilito una durata del contratto quadriennale e una distribuzione delle tranches dell’aumento di 280 € che ha di fatto sancito che nei primi 14 mesi di vigenza dell’accordo i lavoratori possano recuperare 170 € anche qui il 60% dell’intero aumento.
Molto più complesso il rinnovo del terziario dove i sindacati hanno siglato un accordo che riguarda quasi 3 milioni di persone; l’intesa sancisce un aumento di 240 € oltre 350 € di una tantum. La prima tranches di 70 € arriverà nella busta paga di aprile e andrà ad aggiungersi ai 30 € definiti con l’accordo ponte del 2022. La seconda tranches di ulteriori 30 € arriverà a marzo del 25. Questo fa sì che più della metà dell’aumento venga corrisposto anche qui nel primo anno di vigenza dell’accordo .
Stesso schema per il contratto della distribuzione cooperativa siglato qualche giorno dopo mentre nella distribuzione moderna organizzata rappresentata da Federdistribuzioni le trattative si sono interrotte e le aziende hanno deciso di dare comunque la prima tranches di un aumento pari a 70 € in aprile a titolo di acconto sul futuro e aumenti contrattuali .
Se prendiamo quindi i principali accordi sui rinnovi contrattuali dell’ultimo anno e’ evidente che il fulcro dei negoziati è stata la parte economica pur essendo stata fatta molta manutenzione anche su quella normativa soprattutto sui temi degli inquadramenti, sul rafforzamento dell’area contrattuale, sulla flessibilità e sul welfare.
Scommetteteci pure … siamo solo all’inizio .
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