Intelligenza Artificiale: i Managers devono avere paura ?

La mente ha due modalità di pensiero: quella razionale che funziona in maniera lenta, sequenziale, controllata e quella intuitiva, che è invece veloce, associativa e difficile da controllare. 

Nelle situazioni in cui le regole e le variabili del contesto sono note le macchine hanno superato da tempo l’uomo in diverse attività di «ragionamento». Prova ne è il fatto che i manager oggi impiegano abitualmente gli algoritmi di ottimizzazione matematica per simulare, programmare e gestire i processi produttivi e logistici, valutare i rischi, formulare budget e piani.

La novità è che, grazie all’impiego dell’Intelligenza artificiale i computer oggi sono più veloci ed efficaci dell’uomo anche in alcune attività cognitive di natura intuitiva, quali la previsione delle tendenze future ed il riconoscimento di modelli. 

Studi recenti hanno dimostrato che i computer svolgono più efficacemente delle persone attività cognitive quali la previsione dell’andamento dei mercati finanziari, la pianificazione degli investimenti, alcune tipologie di diagnosi mediche.

Se dunque le macchine stanno superando l’uomo nella soluzione di diverse categorie di problemi anche complessi possiamo giungere ad ipotizzare che l’Intelligenza artificiale finirà per sostituire i manager? 

La risposta, fortunatamente, è negativa perché esiste un’abilità cognitiva in relazione alla quale le persone avranno ancora per molto tempo un vantaggio rispetto ai computer: la capacità di mettere in discussione e modificare le visioni del mondo, ridefinire i problemi esistenti, individuare problemi nuovi e diversi da risolvere. 

Si tratta di una abilità basata sull’attivazione di processi intuitivi di natura profonda, che consentono di ristrutturare e riformulare assunzioni, obiettivi e variabili rilevanti, attribuire nuovi e diversi significati, superare le visioni consolidate nei settori, nelle aziende e nelle esperienze passate, immaginare nuove chiavi di lettura della concorrenza, dei mercati. È proprio da questi processi di ristrutturazione creativa che nascono le innovazioni in grado di rivoluzionare le regole del gioco consolidate, consentendo a chi si muove prima di acquisire vantaggi competitivi sostenibili. 

Apple, Netflix e Spotify rappresentano casi emblematici di imprese che hanno rivoluzionato il funzionamento di un mercato, innovando radicalmente il modo di vivere un telefonino , guardare film e di ascoltare musica, grazie allo sviluppo di soluzioni in grado di far emergere e soddisfare bisogni completamente nuovi.

In un mondo dove l’Intelligenza artificiale aiuta a superare le capacità umane di pensare razionalmente e di implementare processi intuitivi semplici per risolvere problemi definiti la differenza verrà dalle capacità dei manager di ristrutturare i problemi ed intuirne di nuovi. Si tratta di capacità che diverranno sempre più preziose e che dovranno essere  coltivate e sviluppate in azienda. Come ?

In primis lasciando spazio a periodi di sospensione del giudizio e di distacco dalle attività di problem solving: allontanarsi temporaneamente dal contesto aiuta ad “uscire” dalle visioni consolidate; facilita l’esplicitazione delle assunzioni sulla base delle quali siamo abituati, attiva fasi di incubazione ed emersione spontanea di intuizioni profonde. 

In secondo luogo stimolando la ricerca e la scoperta di nuove connessioni, interdipendenze e possibili convergenze tecnologhe tra contesti e settori tra loro molto lontani e diversi. 

Infine sviluppando una cultura organizzativa ed un clima aziendale che favoriscano la messa in discussione delle pratiche esistenti e l’emersione e la discussione delle idee visionarie. Si tratta di pratiche che normalmente non apportano benefici nel breve termine ma che saranno nei prossimi anni sempre più decisive per la sopravvivenza e lo sviluppo delle imprese nel lungo periodo.

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Se governi il problema, conquisti il cliente. Se sottovaluti il problema, perdi il cliente.

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Grazie @ FOOD ITA per la bella intervista