Globalizzazione a chi ?

Come era bello quando per capire cosa significava un vocabolo scrivevamo su un qualsiasi motore di ricerca la parola stessa e ne leggevamo la spiegazione.
Sembra passata un eternità , ma nella realtà sono trascorsi solo un paio di mesi ed il famoso COVID ha trasfigurato molte delle definizioni a noi estremamente note.
Rileggere ora cosa significava globalizzazione è purtroppo un triste esempio:

La globalizzazione, da wikipedia, è il fenomeno causato dall'intensificazione degli scambi e degli investimenti internazionali su scala mondiale con la conseguenza di una tendenzialmente sempre maggiore interdipendenza delle economie nazionali he ha portato anche a interdipendenze sociali, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, unendo il commercio, le culture, i costumi, il pensiero e beni culturali.

Vero è che la globalizzazione vacillava da tempo: come un pugile suonato ha incassato prima un montante tirato dalla grande recessione finanziaria (2006 -2013), poi ha subito un jab dalla crisi europea sui migranti iniziata nel 2013 ed ancora oggi in corsa, poi come un gancio potente ha incassato la guerra sui dazi tra pechino e washington; 
Però adesso il pugile è in ginocchio ed il diretto che il coronavirus ha sferrato potrebbe definitivamente metterlo al tappeto.

Qua infatti non si tratta più di bolle nel mercato immobiliare, crisi del debito degli stati sovrani, impennate del petrolio ne tanto meno fluttuazioni folli del mercato borsistico; ora il dramma non riguarda più solo i poveri che dalla disperazione hanno deciso di spostarsi da continenti extra europei in europa, o economie che vogliono preservare il loro import o rafforzare il loro export.

Ora il virus riguarda la salute e non solo quella dei più poveri, ma quella di tutti.
Qua non si fanno distinzioni. Da Zingaretti, a Tom Hanks, da Rugani a Gobert tutti tremano.

Quali le conseguenze?
Gli stati si barricano all'interno delle proprie frontiere; le regioni si allontano con posti di blocco; tra comune e comune servono autocertificazioni per muoversi.
Si fermano gli arei, le navi, le merci le persone.
Lo slogan è #restateacasa.

I muri che già si alzavano in passato, ora hanno una giustificazione perfetta e corretta.
Tutti rimandiamo al domani, al passerà, al sarà meglio ... ma la verità è che nulla sarà come prima.

I blocchi, le limitazioni, i divieti stanno naturalmente creando dei precedenti che nessuno potrà dimenticare. L'italia lasciata inizialmente sola dall' europa perché creduta superficialmente unico focolaio dell'occidente, crederà ancora ai propri alleati? la Polonia che sta respingendo ai propri confini gli stranieri potrà essere vista con lo stesso occhio di ieri? la Danimarca che non fa rientrare i propri militari allora? anche l' America già lontana da noi "grazie" alle politiche Trump non fa entrare se non con passaporto americano.



Purtroppo ormai i muri non sono più solo quelli dell'indifferenza e delle strategie politiche.
Oggi i confini vengono tracciati dalla paura della propria salute.

Ormai gli idoli non sono più i leader informatici, i cestisti, i calciatori.
Oggi i veri eroi sono i commessi, trasportatori, magazzinieri che continuano a prestare servizio di fronte al nemico invisibile.

Ormai sulle pagine dei giornali non ci sono alleanze, nuovi iPhone, celebrazioni di sport.
Oggi contiamo vittime, osserviamo straordinari medici, infermieri, soccorritori che prestano il loro sapere e aiuto a chi viene colpito.

I governi si chiudono a riccio; fanno la corsa ai dpi essenziali per questa crisi; non ci sono mascherine sufficienti ed anche questo dovrebbe far riflettere come la corsa al margine assoluto abbia impoverito invece che arricchire.

Quanto è lontana quella definizione di globalizzazione .....

#StayHome



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Grazie @ FOOD ITA per la bella intervista